mamma guarda come la maggioranza ursula
mucho texto 1/12/2024 cioè l'europa nelle mani sbagliatissime
Ciao!
Volevo mandarvi questa newsletter qualche sera fa ma poi è successa questa cosa che si chiama lavoro e Future4Cities. Alla fine poi ci ho messo tutta una giornata per scrivere tre righe, quindi sto mandando questo mucho texto a un’ora indecente.
Allora praticamente il 27 novembre cioè appunto qualche giorno fa è stata confermata la composizione della Commissione europea, ultimo dei millemila passaggi che portano alla conferma di quello che di fatto è il governo europeo.
La presenza di questi settemilaottocento passaggi di conferma con voti del Parlamento europeo riunito, per la Commissione, significa avere settemilaottocento punti in cui questa macchina può incepparsi e in cui la maggioranza in Parlamento che sorregge tutto può saltare. Ergo, serve una maggioranza molto solida.
Ora, quello che è successo in questo caso non è positivo per niente. Non ho i numeri alla mano ma penso ci siano gli estremi per dire che non c’è mai stata una maggioranza così risicata, tra poco ci arrivo.
Ma non è questo il punto: non c’è mai stata una maggioranza così risicata perché la maggioranza si è spostata a destra.
Quindi gli europeisti, tendenzialmente liberali che hanno sempre chiesto un’Europa più politica… Si sono ritrovati con una maggioranza più di destra e sempre meno liberale. Daje, solid work.
La cosa più bella di tutto ciò è che un tempo in Italia si parlava di “maggioranza Ursula”, ovvero la maggioranza multipartito che sorreggeva la Commissione di Ursula von der Leyen dal 2019. Era un modo stupido per dire: Forza Italia, centro, PD e Movimento 5 Stelle dovrebbero stare insieme e sorreggere un governo.
Ora la maggioranza Ursula sarebbe Forza Italia, PD, Azione, Italia Viva, +Europa, Europa Verde (solo i verdi, non Sinistra Italiana) e qualche parlamentare di Fratelli d’Italia. Inserire qui battuta su Picasso.
Ne ho parlato con mio fratello in Cristo Simone Martuscelli. Con Simone ci conosciamo dal 2017, abbiamo lavorato per cinque anni insieme in Scomodo, abbiamo scritto per quasi due anni una newsletter prima quotidiana poi settimanale sulla politica italiana che si chiama Buone Intenzioni. Il progetto che abbiamo insieme è in pausa in maniera definitiva ma noi comunque continuiamo a fare meme che capiamo solo noi e a mandarceli su whatsapp.
Simo è stato sempre quello dei due che ci ha capito di più di politica, soprattutto europea. Ora è corrispondente per AGI da Bruxelles e ormai fa all things european.
Ci sono un po’ di cose che forse andrebbero spiegate prima di lasciarvi alle domande che gli ho fatto, mi limito a spiegarne una: i due protagonisti di questa vicenda politica sono parte dello stesso partito europeo. Una è Von der Leyen, l’altro è Manfred Weber, il presidente del partito popolare europeo. Entrambi hanno contribuito a portare la maggioranza a destra. Ora ve lo spiega Simo.
Pietro: Ciao fra, quanto ti mancherà la definizione “maggioranza Ursula” applicata a caso alla politica nazionale?
Simone: Sono passato dalla speranza alla rassegnazione quando mi sono reso conto che ci sono già altri neologismi pronti a nascere: da un po’ di tempo in Europa si parla di “maggioranza Venezuela”, ovvero l’alleanza di tutte le destre (modello italiano, per capirci), perché è nata su una risoluzione di supporto all’opposizione in Venezuela. E oggi c’era già chi proponeva di rinominarla “maggioranza Manfred”, per motivi che vedremo tra poco. Quindi sono sicuro che altre locuzioni pronte da appioppare orribilmente all’Italia non mancheranno.
Pietro: Ursula von der Leyen ha giocato una partita sporchissima ma comunque sembra avercela fatta. Provi a spiegare cosa ha combinato il PPE e com’è riuscito a far entrare centrosinistra ed estrema destra nello stesso governo europeo?
Simone: C’è una cosa che si dice da un po’ e che sta diventando sempre più evidente, tant’è che in questi giorni ho iniziato a sentirla dire anche ad alta voce da esponenti politici. Ovvero: ci sono due Ppe, quello di Weber e quello di von der Leyen. Lei, paradossalmente, è quella che guarda a sinistra, o comunque verso il centro: nel momento di massima tensione ha scelto di incontrare personalmente Garcia Perez, la capogruppo dei socialisti, e Hayer, quella dei liberali; ha rassicurato i Verdi con la nomina del loro ex presidente, Lamberts, a suo advisor personale e con un paragrafo in cui li inserisce nella “maggioranza pro-europeista”. Weber, invece, dialoga apertamente con pezzi dei conservatori (Meloni, ovviamente, ma non solo), e anzi, cita spesso l’esempio del patto sulle migrazioni e l’asilo dove, a suo giudizio, i conservatori sarebbero stati “più responsabili” dei Verdi. Oppure delle stesse audizioni dei commissari, dove Ecr (il gruppo dei conservatori) ha votato a favore di tutti (!) i commissari, eccetto una (Lahbib, la belga), su cui si è diviso. Von der Leyen e Weber hanno giocato al poliziotto buono e al poliziotto cattivo, nella speranza chese un gruppo pensa, dice e fa tutto e il contrario di tutto, è facile che ognuno ci veda ciò che vuole vederci e decida di votarlo per quello. Ma succede anche che chiunque ci veda qualcosa che non gli piace, e che diversi pezzi si perdano per strada. Von der Leyen ha provato ad allargare la maggioranza a due gruppi rispetto alla coalizione “classica” Ppe-S&d-Renew, i Verdi a sinistra e i Conservatori a destra. Voleva più stabilità, ha perso su tutta la linea: è il primo collegio ad essere approvato con meno voti della presidente, è la Commissione con il più basso consenso di sempre (il 53% dei deputati votanti, 370 su 688) e ha perso circa 101 deputati della maggioranza di luglio (compresi i Verdi) per strada. Non proprio un capolavoro politico. A furia di tirare la corda, anche se non si è spezzata, si è comunque indebolita.
Pietro: Ormai è da parecchio che se ne parla, queste dovevano essere le elezioni del sorpasso a destra e poi nisba. L’asse però si è spostato a destra, è innegabile. Secondo te arriverà mai un momento in cui la maggioranza europea sarà simile al centrodestra italiano, popolari + conservatori + patrioti?
Simone: Io credo che si debba guardare un po’ in retrospettiva alle scorse elezioni europee. Una cosa è successa: popolari, conservatori, patrioti e sovranisti (i na22isti di AfD, per capirci) hanno una maggioranza di blocco, con 377 seggi su 720. I progressisti (liberali, socialisti, verdi e sinistra), non ce l’hanno più (arrivano a 312). Quindi la risposta alla tua domanda è: no, non succederà almeno nel breve termine perché l’Europa, per l’enorme livello di complessità e di interessi da far coincidere, ad oggi non può essere governata se non dal centro. I patrioti non possono fornire una sponda costruttiva, perché a loro non interessa costruire nulla che sia propriamente europeo. Però, quando il Ppe vuole distruggere qualcosa che ritiene troppo di sinistra, o quando vuole semplicemente fare la voce grossa, può disporre di questa maggioranza di fatto. Ed è un dato che spiega molto del perché – assenza colpevole nelle tue domande – i progressisti fanno fatica a farsi sentire.
Pietro: Rispetto a cinque anni fa sono cambiate tante cose, ma quella più evidente temo sia l’agenda verde. Secondo te ci sarà una battuta d’arresto nella transizione europea?
Simone: Per ora non si vede una grande battuta d’arresto, ma tanti minuscoli passi indietro. La legge sulla deforestazione è stata prima rinviata di un anno; poi il Ppe, dimenticandosi di essere la stessa forza politica che quella legge l’ha approvata, ha deciso insieme alle destre (vedi sopra) di inserire degli emendamenti per introdurre dei Paesi “a rischio zero”, e quindi non soggetti a queste norme: il Consiglio ha rifiutato gli emendamenti, e quindi ora bisognerà negoziare di nuovo il testo, con il rischio di un ulteriore rinvio. Sullo stop ai motori termici per ora la difesa dei target ecologici tiene, ma bisognerà valutare quando la Commissione sarà avviata e ci saranno meno scossoni politici. Sulle “case green” non oso immaginare cosa verrà fuori quando sarà il momento di implementare. Ecco, la buona notizia è che tante cose ormai sono fatte: l’applicazione sarà una battaglia, ma da questi cinque anni non si torna indietro. Certo, tutto quello che in questi anni non è stato concluso (penso alla direttiva sulla gestione del suolo, ad esempio), non avrà certo vita facile, e allo stesso modo non credo che ci sia margine di manovra per nuovi progetti ambiziosi, mettiamola così.
Pietro: Ho l’impressione che un elemento di confusione rispetto a qualche anno fa sia il fatto che la leadership europea è parecchio più sfumata. Un tempo avremmo detto: ok, i leader di Germania e Francia governano. Tutto era più facile, anche prendersela con l’Europa. È come se fossimo in un’Europa mai così sovranista ma allo stesso tempo con meno leader nazionali forti. La domanda è: secondo te ci sono leader europei riconoscibili ora, stanno per nascere? E secondo te Von der Leyen pensa di essere lei la leader europea?
Simone: Von der Leyen per certi versi è effettivamente la principale leader europea al momento. Ma è un po’ un sorpasso in retromarcia: è emersa lei perché negli Stati membri si fa fatica a pensare a leader che abbiano un briciolo di visione. Soprattutto in Germania e Francia, che come dicevi sono un po’ gli Stati che trascinano tutta l’Unione. A Berlino vincerà probabilmente Merz perché quando i tedeschi non votano Spd votano la Cdu, ma questo non vuol dire che sia un leader adatto alle sfide che dovrà affrontare, anzi, almeno per ora. In Francia, Barnier è fortunato se arriva a mangiare il panettone, e soluzioni all’orizzonte non se ne vedono. In Europa un leader è tale se riesce a dare stabilità, e in questo senso mi pare che Sanchez e – va detto – Meloni diano più rassicurazioni. Ma di nuovo, senza i franco-tedeschi non si muove una foglia. Il mio ottimismo della volontà tifa perché sia sempre più riconoscibile il ruolo della presidente della Commissione europea, per dare all’Ue una dinamica politica che si avvicini sempre di più a quella nazionale. Ma il pessimismo della ragione mi porta a pensare che le nuove leadership europee arriveranno, manifesteranno questa “reazione nazionale” e quando arriveranno, saranno più simili a Meloni che a una Merkel, ad esempio. Non proprio Le Pen o AfD, ma qualcuno che incarni quei sentimenti in un volto più presentabile. Per ora, per restare su questa chiosa gramsciana, ci ostiniamo in questo chiaroscuro.
E quindi niente, non ci ho messo mai così tanto a mandare una newsletter in cui ho scritto così poco di mio pugno, ma comunque eccola qua.
In realtà ho una newsletter piuttosto simile a questa in canna, ha perso un po’ d’attualità quindi forse ve la sparo più avanti, magari in mezzo.