Era più o meno lo stesso periodo l’anno scorso. Tutti parlavano incessantemente da mesi di migrazioni, sbarchi, ancora migrazioni, migranti, storie di umanità e di criminalità, di Europa assente e di Europa solidale.
Se non ve lo ricordate, è perché d’estate succede spesso che si parli di immigrazione, ma l’anno scorso era stato un incubo.
Non era un bel periodo manco quello. Che ci crediate o meno, pure prima di Gaza eravamo un cesso. Pure mentre partivano centinaia di barchette fatte da due lamiere di metallo al giorno dalla Tunisia, che credevamo fosse una democrazia perché oh per la miseria era l’altro ieri che avete fatto la primavera araba che è successo mo?

L’anno scorso avevo provato a scrivere qualcosa che mi aiutasse a descrivere il conato di vomito, lo schifo che provavo nei confronti di me stesso e della professione che avevo scelto. Non ci ero riuscito. Avevo cercato rifugio nelle parole della persona che più mi ha insegnato a scrivere e cioè Curzio Maltese, ma non le avevo trovate.
(Con Curzio purtroppo è così, ci ho provato pure un mese e mezzo dopo, quando è stato trovato il corpo di Giulia Cecchettin. Nisba, non ho trovato belle parole sue da appiccicare a una cosa orrenda. Ormai non ci provo neanche più, anche se qualche tempo fa mi è capitato di fronte un suo pezzo del 2002 sulla Palestina. Secondo me è lui che lo sa, lo vede che provo a citarlo e scappa, per poi ripresentarsi a caso)
Comunque, ho ritrovato gli appunti di un anno fa un anno fa presi per scriverci qualcosa. Due giorni dopo in effetti era stato il 7 ottobre 2023. Forse era per quello che non avevo più scritto nulla. Con un anno di Gaza alle spalle è davvero facile dimenticarsi dell’estate che era appena passata a sentir parlare di migrazioni nel 2023. E un anno dopo è pesante sentire di doversi esporre su altro.
Comunque, col conato di cui sopra ho imparato abbastanza a vivere. Forse il silenzio aiuta. -60% e passa di sbarchi in Italia rispetto allo scorso anno e passa la paura. Com’era prevedibile chi ne parlava in lungo e in largo, tra politica e giornali, cercava solo un pretesto per dare dell’incompetente a chi governa in questo Paese. Le persone hanno continuato a partire, solo che non arrivano più qui, spesso non passano più per quei Paesi che prendono i nostri soldi per massacrarle come Libia e Tunisia. E quindi abbiamo smesso di parlarne.
La differenza, rispetto a un anno fa, è che magari qualcuno era riuscito a trasmettere i concetti di “rotta del Mediterraneo centrale” o di “rotta balcanica” per descrivere le strade battute col sangue delle persone migranti. Nel frattempo, le mappe esposte come bandiere di una vittoria da Frontex, l’agenzia europea che si occupa di presidiare i nostri confini quando non può farlo il nostro ministro delle infrastrutture, dicono che esistono altre due rotte che fino a ieri non erano nelle cronache.
Che poi, la rotta atlantica e la rotta del Mediterraneo orientale non ci sono neanche ora nelle cronache. Anche se è da lì che arrivano le storie più assurde, tipo: 1500 persone attraversano a nuoto nell’Atlantico il confine tra Marocco e Ceuta, il fazzoletto di terra spagnolo in Africa. A nuoto, niente barche.
Di tutte le cose che potevano farmi tornare il conato, ci voleva questa pagliacciata dell’Albania. Una roba ridicola da qualsiasi punto di vista uno la guardi, che la si voglia vedere come propaganda, come spreco di risorse, come metodo di deterrenza per le partenze. Ancora una volta, chi vuole vederci l’incapacità del governo Meloni può farlo comodamente. Stavolta sono d’accordo, non posso non esserlo.
Più che altro boh, 250mila euro per portare da Lampedusa a Shengjin 16 (s e d i c i) cristiani su una nave da guerra lunga 80 metri? Serio?

Tra l’altro poi vabbè avrete visto che due erano minorenni e due erano “vulnerabili” e quindi sono stati rimandati in Italia. Se le stime fossero reali e la matematica non ci ingannasse… 250mila moltiplicato per due fa mezzo milione de sbleuri. Così, sull’unghia.
Per questi centri spenderemo nove volte quello che avremmo speso per “accogliere” queste persone.
E questo era se questi centri fossero operativi. Ma il tribunale ordinario di Roma venerdì non ha convalidato il trattenimento in Albania delle dodici persone arrivate. Che quindi sono state riportate a Lampedusa. Su una questione così seria come si fa a non pensare di stare al circo? Come si fa a non arrivare alla conclusione che i 65 milioni spesi per costruire i due centri si trasformino in ecomostri inutili (come dice giustamente Federica Tessari che di migrazioni ne capisce molto più di me)?
La nostra presidente del Consiglio ci ha tenuto a far sapere che secondo lei è la guerra che le sta facendo la magistratura:
“Ho convocato un Consiglio dei ministri per lunedì, approveremo nuove norme per superare questo ostacolo. Non spetta alla magistratura dire quali Paesi sono sicuri ma al governo. È difficile lavorare quando si ha all’opposizione parte delle istituzioni”
- Giorgia Meloni che non sta a rosicà
Come se non bastasse, ci si è messo anche il ministro della Giustizia:
“Se la magistratura esonda dai suoi poteri, come in questo caso, attribuendosi delle prerogative che non può avere, come quella di definire uno Stato sicuro, allora deve intervenire la politica perché la politica esprime la volontà popolare. La reazione della politica non è stata contro la magistratura ma contro il merito di questa sentenza che non condividiamo e riteniamo addirittura abnorme”
- Carlo Nordio, preparatevi che questo è un potenziale candidato al Quirinale se schioda SM
Quindi ora il tentativo evidente è di fare dell’immigrazione un terreno di scontro con la magistratura. Infatti è successa un’altra cosa questa settimana: l’ultima udienza del processo a Salvini, con arringa della sua avvocata, ex ministra e senatrice della Lega Giulia Bongiorno.
La tesi del pubblico ministero è che Salvini sia colpevole di sequestro di persona perché ha tenuto per giorni la Open Arms ferma in porto con 147 persone a bordo. È un processo politico? In parte sì, ne ho parlato anche su Will.
Non è questo il punto. Il punto è che da una parte il governo dice che non può essere la magistratura a decidere su un provvedimento politico, ovvero deportare gente in Albania; dall’altra, la politica pretende di insegnare alla magistratura e in particolare al tribunale di Palermo (dove è imputato Salvini) cosa è legale e cosa no e lo fa su basi politiche. In altre parole: l’oggetto del processo è se Salvini ha commesso un reato nel tenere 147 a bordo, ma Bongiorno decide di puntare tutto sugli avvenimenti precedenti, cercando di provare che la Open Arms non doveva andare a Lampedusa ma in Spagna, ovvero il Paese d’origine dell’ONG.

Secondo Bongiorno comunque alla Open Arms furono fornite alternative a Lampedusa. Tipo Malta, un Paese che manco risponde alle richieste di soccorso. E che recentemente ha fatto entrare nelle proprie acque le milizie del generale Haftar per riportare a Bengasi 250 persone. Alternative solide.
In tutto ciò, grazie alle minacce dei fan di Salvini è finita sotto scorta anche l’unica pm della Direzione Antimafia che ancora non era sotto scorta. Questo perché Giorgia Righi è una delle pm dell’accusa. Bella roba.
Almeno quando Berlusconi diceva che la magistratura lo odiava perché Ilda Boccassini era comunista, lo diceva per gli affaracci suoi. Ora quest3 provano a farne una questione politica sulla pelle di decine di migliaia di persone.

Torniamo alla storia dell’Albania per un secondo. Ideologia a parte, in qualche modo stavolta tocca dare ragione a quelli che - sbattendosene dei migranti - volevano dimostrare che è un governo de peracottari. Lo è.
Al livello legislativo, non è chiaro come il governo voglia affrontare questa cosa. Al momento, tanto vale ripeterlo, il cavillo è il seguente: l’Italia considera sicuri dei Paesi che non lo sono secondo una sentenza della Corte di Giustizia dell’UE. Al momento lo fa tramite decreto interministeriale e ora pare che voglia farlo con un decreto legge. Il motivo per cui questa è una dick move inefficace e di livello infimo spiegato bene qui:
Insomma, questa non è neanche una storia per cui ti viene da dire “sai, siamo i più razzisti di tutti, il governo di estrema destra più forte d’Europa, act accordingly”. No, è oggettivamente una pagliacciata in confronto a quello che abbiamo creato in Libia e Tunisia. E vabbè che l’accordo con la Tunisia è roba del governo Meloni, ma quello con la Libia no.
Visto che ora vivo a Milano e che lunedì sera l’ho vista di persona per la prima volta, mi sembra giusto ricordare che una delle più importanti esponenti milanesi del partito che governa la città, deputata dello stesso PD, è sempre stata grande fan degli accordi con la Libia, e ha persino proposto di allargarli al livello europeo.

La nostra politica migratoria non è più fascista di altre. In giro per l’Europa si chiudono le frontiere in barba agli accordi di Schengen, per cui oggi possono circolare liberamente le merci ma non le persone. E poi altra cosa meravigliosa: la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha detto che adora gli accordi in Albania. Ed è una che è stata confermata come presidente dai Verdi e non da Meloni come tutti s’aspettavano.
“Con l'avvio delle operazioni previste dal protocollo Italia-Albania, saremo anche in grado di trarre lezioni pratiche”
Ursula von der Leyen, lettera ai leader in vista del Consiglio europeo del 17-18 ottobre
Quello che è successo nel frattempo è che nel Consiglio europeo che si è chiuso ieri i 27 leader hanno concordato che servono:
“un’azione determinata a tutti i livelli per facilitare, aumentare e accelerare i rimpatri dall’Unione europea, utilizzando tutte le politiche, gli strumenti e i mezzi pertinenti dell’Ue, tra cui diplomazia, sviluppo, commercio e visti”
“vie innovative per contrastare la migrazione irregolare, in linea con la legge Ue e internazionale”, quindi una roba tipo modello Albania, che come si è visto funziona alla grande.

Insomma, a fronte non è certamente per colpa di Gioventù Nazionale se abbiamo questa politica migratoria e se ha così successo da essere sottoscritta da mezza Europa.

Tra l’altro, visto che ci sono: ho fatto una mezza riflessione su Bella Domanda, una delle newsletter di Will riservata all3 member (siate member). Ne metto un pezzettino qua perché mi sembra di aver toccato quello che per me è un nervo scoperto e che in parte tiravo in ballo più su: l’Italia non è il Paese più nazista e razzista dell’universo. Facciamo cagare, senz’altro, ma mi sembra safe dire che in confronto a partiti di governo o quasi che parlano di remigrazione (check here oppure here to find out) i nostri fasci ne facciano di ogni, ma ne dicano tutto sommato poche.
Oggi, l’abbiamo detto, esiste una differenza fondamentale tra xenofobia e razzismo: la paura dello straniero e la voglia di chiudere le frontiere è ancora un tema molto sentito, soprattutto in momenti in cui l’immigrazione è al centro del dibattito pubblico.
Un sondaggio Demos del 2023 rilevava che per circa il 45% degli italiani l’immigrazione era un’emergenza per la sicurezza. Inoltre, secondo l’Osservatorio di Pavia, nel 2023 le notizie con toni allarmistici sull’immigrazione erano presenti sul 9,5% delle prime pagine dei giornali, quasi raddoppiate rispetto al 2022.
Con questo pretesto, in più di un’occasione si è parlato di “difesa dei confini” in relazione all’immigrazione, con tanto di ministri a processo che si difendono con questa retorica. Questo in termini elettorali paga. Definire l’immigrazione come qualcosa da cui ci si deve difendere di per sé dà una precisa connotazione alle persone protagoniste di questo fenomeno, ma si tratta di razzismo?
Riprendiamo la definizione di razzismo fornita da Manconi: “concezione gerarchico-selettiva dei gruppi umani”. Semplificando molto: umani di serie A e di serie B. Secondo questa definizione, alcuni comportamenti che hanno a che vedere con l’immigrazione possono essere considerati razzisti, perché presuppongono che sia illegittima la scelta di migrare da un Paese tendenzialmente povero e prevalentemente popolato da persone non bianche a un Paese ricco e bianco.
Una parte dei comportamenti e dei pregiudizi contro le persone migranti o contro gli immigrati derivano dall’idea che siano più propensi a rendersi protagonisti di atti criminali e reati di diversa entità, o che addirittura siano arrivati in Italia per compiere reati. Questa teoria sembrerebbe trovare un appoggio in un dato: il tasso di persone straniere detenute è più alto rispetto a quello degli italiani.
Ma questo vuol dire che le persone di origine straniera sono più inclini al crimine o che sono arrivate in Italia per commettere crimini? Ovviamente no, sono affermazioni che non hanno alcun riscontro scientifico: anzi, è riconosciuto che le persone straniere delinquono perché spesso si trovano in condizioni di marginalità. Anzi, il dato sulle tante persone straniere detenute può essere letto addirittura come segno di un razzismo sistemico contro le persone non italiane (ci torniamo su tra due paragrafi).
Sul rapporto tra criminalità e immigrazione si basano casi di manifestazioni violente di razzismo, come l’attentato di Macerata del 2018, a dimostrazione che la rabbia è rivolta genericamente verso le persone straniere (o proprio non bianche, come nel caso di Macerata, dove si cercava vendetta per un cruento caso di cronaca per cui era stato arrestato e poi riconosciuto come responsabile un cittadino nigeriano).
Lo stesso tipo di ostilità non si è manifestato, invece, con il massiccio movimento migratorio dall’Ucraina diretto in tutta Europa e anche in Italia.
Non tutti i tipi di immigrazione, insomma, sono avversati allo stesso modo: quando si parla di immigrazione legale o illegale, ciò che viene contestato è il reato di clandestinità. Le persone non italiane in Italia, però, sono per la grandissima maggioranza in possesso di permesso di soggiorno: si tratta di 5,1 milioni di persone. Tra chi non è cittadino europeo, il 60,1% ha un permesso di soggiorno di lungo periodo. Inoltre, le persone non in possesso di permesso di soggiorno stanno diminuendo.
Comunque, il motivo per cui ho scritto sto papiello (pure “papielli” sarebbe un bel titolo per la newsletter, ve?) è quello che segue: sono tornato a parlare, leggere, ascoltare, pensare più frequentemente a queste persone, quelle che migrano, solo con questa clownata dei centri in Albania e me ne vergogno.
E ho pensato che se non dovessero morire in acqua, se non fossero fermati dalle “guardie costiere” di Libia e Tunisia che gli sparano contro, se non dovessero incappare nelle ormai temibili forze italiane, forse arriverebbero qui, salvati da qualche ONG. E una volta arrivati qui troverebbero noi. Pensa te che vomito
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Alla fine non è vero che ho smesso. Ci sono tornato a cercare un pezzo di Curzio, stavolta l’ho trovato. Il dono della sintesi che io non ho, come sempre:
In assenza di politica, il tema abbandonato a sentimenti e risentimenti che partoriscono soluzioni semplici, magiche e quindi folli. Come i rimpatri di massa, che per metà sono impossibili e per l’altra più costosi dell’accoglienza stessa. Un’altra soluzione magica sono i respingimenti in mare, che significano in pratica procurare la morte di centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini, e quindi dichiarare guerra al mondo. La verità è che una soluzione per l’immigrazione non esiste
salve amic3 vi anticipo che, dopo queste due newsletter una dietro l’altra, la settimana prossima mando una roba mezza riciclata perché devo studiare per l’esame per fare quel mestiere del cappero che ho scelto di fare, non ho praticamente toccato libro, certo è che se mi esce un mucho texto spontaneo lo mando. ciao <3